Riflessi di Scienza

La società dei cookies.

Alberto Montresor Season 1 Episode 1

Siamo sicuri di sapere cosa combinano gli informatici?
Per questo primissimo episodio di Riflessi di Scienza entriamo in un meta-dialogo con Alberto Montresor, professore ordinario presso il Dipartimento di Ingegneria e Scienza dell'Informazione dell'Università di Trento. Parliamo di informatica, di società, di università e di come il Topolino abbia influenzato le sue scelte di vita!

Grazie per l'ascolto! Per contattarci scrivi a andrea.brunello@unitn.it
Qui trovi il sito del podcast presso il portale dell'Università di Trento.

Uni Trento


Andrea Brunello - 00:10

Ehi tu che hai acceso questo podcast. Ascolta no, ascolta: questo è Riflessi di scienza. È una conversazione del tutto particolare sulla scienza, sulle persone che fanno la scienza e l'ospite di oggi è Alberto Montresor, è un professore presso l'Università di Trento al dipartimento di Ingegneria e Scienze dell'informazione e anche membro del Senato accademico. Sì sì Ascolta io io sono Andrea Brunello. E dai cominciamo.


Andrea Brunello - 01:20

Con quanta facilità cose anche molto semplici possono diventare complesse e allo stesso tempo cose molto complicate possono essere risolte in maniera semplice. A livello umano questo capita spesso per esempio con le relazioni amorose dove magari tutto inizia in maniera bella, luminosa e semplice, una facile avventura, e poi tre anni dopo eccoti lì invischiato in qualche cosa che non vuoi più. Ma ti fai poi mille problemi ad interrompere i rapporti e questo noi lo sappiamo bene. Paul Simon la faceva facile diceva “There Must Be Fifty ways to Leave your Lover” (devono esserci almeno 50 modi di lasciare il tuo compagno o la tua compagna, insomma a seconda dei gusti). E invece la grandissima Mina cantava “Ti odio poi ti amo poi ti odio poi ti amo poi ti amo poi ti odio” insomma una serie di volte “non lasciarmi mai più sei grande grande grande come te sei grande solamente tu”.


Andrea Brunello - 02:34

Il punto è che la natura si muove dal semplice al complesso con grande facilità e senza che ce ne accorgiamo sorprendendoci in qualche modo. Noi stessi per esempio siamo composti da una varietà di atomi che è piuttosto limitata, sono sempre quelli: carbonio, idrogeno e ossigeno, ma poi invece siamo degli oggetti biologici complessissimi. Il passaggio dal semplice al complesso è una delle cose più affascinanti e per molti versi misteriosa su cui appoggiare il pensiero. La vita stessa che ha inizio da atomi e molecole inanimate è veramente un vero mistero come succede, come può essere. Ci penso spesso a questa

cosa e rimango sorpreso da quello che trovo. Anche nella nostra esistenza scopriamo che cominciamo il nostro viaggio di esseri umani in maniera piuttosto semplice.

Dai diciamocelo, da bambini magari leggendo un Topolino e poi invece qualche anno dopo ci troviamo a confrontarci con problemi molto complessi.


Alberto Montresor - 04:25

Quando ero piccolo, leggevo un sacco di Topolini, e c'era questo Topolino che parlava della storia degli scacchi.


Andrea Brunello - 04:35

Credo che il Topolino ci abbia insegnato di più delle maestre nelle scuole elementari. È stato per così dire il nostro primo giornale Il nostro primo social network a volte penso a come la

nostra percezione della realtà sia stata proprio manipolata dal Topolino quanto potere aveva questo Topolino su di noi un algoritmo fumettistico cartaceo per dire. 


Alberto Montresor - 05:00 

E c'è questa leggenda sulla nascita degli scacchi, che c'è questo principe imperatore che è annoiato e chiede di trovare delle cose interessanti da fare e questa persona - Sissa si chiamava - gli porta il gioco degli scacchi. Il principe, l'imperatore, è affascinato da questa cosa e dice: “ti darò tutto quello che mi chiedi”; Sissa chiede all'imperatore come ricompensa un granello di riso sulla prima casella della scacchiera due granelli sulla seconda, quattro, otto, sedici e così via. 


Andrea Brunello - 05:33

E qui l'imperatore avrebbe dovuto capire di essere [ fott*** ].


Alberto Montresor - 05:38

L'imperatore contentissimo della ricompensa da niente, finché poi diciamo i suoi cortigiani si rendono conto che è una quantità di riso enorme perché cresce in maniera esponenziale. 


Andrea Brunello - 05:48 

Evidentemente, ovviamente, l'imperatore non aveva letto il Topolino.


Alberto Montresor - 05:54

E io mi ricordo ero alle elementari ho preso un quaderno e ho detto “Ma quanti sono in totale i granelli di riso?” e mi sono messo a scriverli 1-2-4-8-16, fino arrivare a 2 alla 64 e poi ho sommato tutto e alla fine è venuto fuori un numero.


Andrea Brunello - 06:18

Un bambino piuttosto precoce! Comunque un computer avrebbe reso tutto un poco più facile.


Alberto Montresor - 06:24

Qualche anno dopo ero alle medie, ho ricevuto il mio primo computer. Era un Commodore 64 classico per quelli della nostra generazione e mi sono ricordato di questa cosa e ho iniziato a programmare anche per questo perché mi sono domandato: “Ma avrò fatto giusto?” avevo anche perso poi il foglio su cui avevo fatto il quaderno su cui avevo fatto i calcoli così via però ho scritto questo programma che era scritto malissimo eccetera però era quello che riuscivo a fare in seconda media, un programma in Basic sono riuscito a calcolare questo 2 alla 64. Già che c'ero sono arrivato a 2 a 1000 perché nella poca memoria che aveva qualche calcolatore più o meno quello riuscivo a fare anche con le mie conoscenze. 


Andrea Brunello - 07:10

Un bambino precoce con l'anima dello scienziato: farsi domande e cercare risposte. Non è roba da tutti ci vuole una certa predisposizione mentale, una certa passione. Com'è che uno sceglie la propria strada, forse è scritto nel DNA? Forse è acquisito da ciò che si vive e si respira a casa in famiglia, con i genitori, parenti e i nonni? Ma da qualche parte il germe c'è, ci deve essere e anche questa domanda a pensarci bene si apre al concetto di complessità; abbiamo mille possibilità, mille strade. Ma poi ne scegliamo una, perché? 


Alberto Montresor - 07:51 

Ho ancora il foglio stampato con il risultato e qualche anno fa ho controllato e ho fatto bene al tempo. E forse diciamo ci vuole una certa deviazione mentale o una certa passione e così via però sono quei momenti che hanno dato inizio alla mia passione per dire: “Ok ho un problema matematico che magari ha una soluzione analitica”, poi ho scoperto ci sono formule molto comode per fare quel tipo di calcolo, però mi interessava riuscire a risolverlo io con i mezzi che avevo e il computer diventava un mezzo espressivo e da lì poi è nato la passione per programmare che poi mi ha portato all'università a fare informatica.


Andrea Brunello - 08:50

Negli anni ‘80, quando uscì il Commodore 64, eravamo tutti ancora così innocenti; facevamo programmini per calcolare i multipli di 2, piccoli giochetti elettronici. Tutto molto semplice, non avevamo capito niente di cosa sarebbe successo dopo, di come l'informatica, di come le comunicazioni avrebbero modificato la società.


Alberto Montresor - 09:22

In questa società mentre io faccio ricerca su sistemi che sono distribuiti e - uso anche un'altra parola - decentralizzati, in questa società noi vediamo una spinta molto forte verso la centralizzazione.


Andrea Brunello - 09:34

Il vero nodo è quello della complessità: da poche cose semplici passiamo molto velocemente a situazioni complesse. Prendiamo la questione della centralizzazione dei servizi: senza veramente accorgercene, diventiamo tutti più dipendenti da servizi che ci vengono forniti - spesso gratuitamente o almeno così ci sembra - da grandi aziende che centralizzano tutto, che raccolgono informazioni; ma allo stesso tempo raccontiamo chi siamo, diamo via un po' la nostra privacy e per questo diventiamo vulnerabili. Ormai noi accettiamo tutti i cookie che ci vengono propinati, siamo nella società dei cookie. E questa perdita di privacy diventa il nuovo “normale”, soprattutto per i più giovani che in un certo senso non hanno mai visto, non hanno mai conosciuto, niente di diverso. E la domanda è se dobbiamo opporci oppure no; è una domanda che mi pongo spesso e mi accorgo di aver venduto un po' della mia libertà per tutti i servizi che ricevo; anche io accetto tutti i cookie che mi vengono propinati pur di non limitare la mia esperienza di browsing e di poter comprare più facilmente questa o quella cosa online.


Alberto Montresor - 11:40

Tutto è su Google, tutto è su Facebook e tutto è su Microsoft, i loro Data Center e così via. E questo è una risposta economica. Cioè tu hai un forte vantaggio economico ad avere tutto gestito in un enorme Data Center, con un certo numero di dipendenti e utilizzando, diciamo, economia di scala; per cui quando tu non utilizzi il computer qualcun altro utilizzerà il posto tuo e quindi diventa molto, molto difficile per altri operatori economici competere con un servizio del genere; ma ci sono dei momenti in cui gli aspetti economici non sono o non dovrebbero essere quelli più rilevanti. Per cui questo accentrare le informazioni significa sostanzialmente che sono sotto il controllo di pochi grandi Player che in qualche modo possono decidere cosa fare e cosa non fare, nel bene e nel male.


Andrea Brunello - 12:38

Anche se la natura punta sempre verso la complessità - almeno così appare - possiamo dire che noi umani invece cerchiamo di semplificare le cose. Forse perché così possiamo capire meglio ciò che ci circonda. In questo ultimo decennio per esempio si è parlato tantissimo di blockchain di Bitcoin ma anche in questo caso la situazione si complica molto velocemente.


Alberto Montresor - 13:06

Bitcoin - e quindi tutto il mondo delle blockchain - è nato proprio per uscire dalla centralizzazione che è data da un Player economico, come può essere una banca una banca centrale o lo stato che emette moneta e così via, e trovare un approccio completamente decentralizzato al problema del creare dello scambio economico e così via. Le blockchain Bitcoin, in particolare, sono basate esattamente su protocolli basati su Gossip: in pratica quello che succede è che tu hai una rete che normalmente coinvolge fra le otto e le diecimila macchine e all'interno di questa rete tutte le transazioni che vengono effettuate vengono replicate per Microsoft, per Google; è naturale ospitare i tuoi dati e replicare credo tre volte in Data Center diversi per Disaster recovery cose di questo genere in un ambito come la blockchain. Tu dici: “Ma se io do tutte queste informazioni a una singola macchina poi questa macchina ha il controllo sulle transazioni”. Quindi dici: “Le do a tutti per cui nessuno è più responsabile e nessuno può bloccare il servizio perché ci saranno altre 7000 macchine 8000 macchine disposte a dare il servizio”. E però per farlo si crea un problema enorme: come coordino 8000 macchine nel capire se una certa transazione è possibile oppure no?


Andrea Brunello - 14:32

Ecco, ancora una volta vediamo che quello che sembra facile si complica perché in principio è semplice dire distribuiscono informazione su migliaia di macchine, così nessun furfante, imbecille, bastardo e poco di buono può appropriarsene. Ma poi come fai a verificare che l'informazione che tu hai distribuito su queste migliaia di macchine sia veramente di qualità, cioè che non sia stata manipolata?


Alberto Montresor - 14:59 

L’area di cui mi occupo si chiama algoritmi epidemici oppure di gossip, quindi epidemici - epidemia. E cosa c'è di più brutto di cui parlare in questo periodo? E gossip, chiacchiere. Dici cosa cavolo c'entra. Il punto è questo ci sono delle diciamo delle entità come per esempio la chiacchiera o come un virus che in qualche modo amano replicarsi amano andare in giro e cercare di toccare virtualmente ogni possibile o fisicamente ogni possibile persona e lo fanno in maniera molto casuale. Non c'è un qualcuno che orchestra questo tipo di attività: un virus è una persona e incontra un altro, starnutisce forse passa, forse no, forse c'è un ambiente chiuso, forse tocchi qualche superficie eccetera, eccetera. E con una certa probabilità il virus passa alla persona successiva.


Andrea Brunello - 15:55

No allora questo è molto interessante ma come nel caso delle blockchain - dove sono migliaia i server - come puoi essere sicuro che l'informazione sia stata passata correttamente? Cioè devi contattare i server 1 a 1? Perché con migliaia di server distribuiti in tutto il mondo, a volte anche con collegamenti Internet poco affidabili, il rischio di immettere errori nel sistema è altissimo.


Alberto Montresor - 16:22

Quello che è stato il mio contributo, è di scoprire che questa cosa potrebbe essere utilizzata non solo per distribuire informazione ma anche per farci i calcoli sopra, cioè per modificare l'informazione che man mano veniva distribuita. E per esempio, una delle cose che facciamo, che sembra banalissima, è il calcolo della media. Ed è proprio questo calcolo della media che ha avuto questo momento di diciamo di illuminazione di cui ti parlavo. Sostanzialmente, nel calcolo della media, io ho un valore, tu hai un valore; io parlo con te e ci scambiamo il valore. Però non è che tutti sanno il valore di tutti. Io e te magari ci scambiamo il valore ma puoi anche mentirmi un attimo. Puoi dirmi un valore leggermente più alto, a condizione che a qualcun altro dirai un valore leggermente più basso. Quindi mi

puoi mentire e noi ci scambiamo il valore e calcoliamo la media locale di questi due valori; tu hai 10 io 6, fa 16 diviso 2 è 8. Tu dopo avrai il valore 8, io avrò valore 8. Poi io vado da qualcun altro. “Ecco guarda io ho 8”, “Ah Io ho 12. 8 e 12 diviso 2 fa 10”, e andiamo avanti così. La cosa incredibile è che con un meccanismo del genere, la qualità che si può raggiungere nel calcolo della media è indipendente dalla dimensione della rete. Hai mille nodi, un miliardo di nodi, milioni di miliardi di nodi con una trentina di scambi ottieni comunque l'informazione corretta non importa di quanti nodi ci siano.


Andrea Brunello - 18:26

Quindi per tornare alle blockchain, ai Bitcoin non è necessario toccare 1 a 1 tutti i nodi del sistema basta contattare, per dire, un sottoinsieme di alcune decine utilizzando il protocollo Gossip per avere una ragionevole certezza di avere informazioni di qualità, ok. E questo rende possibile il fenomeno dei Bitcoin! Certo che voi informatici siete avanti.


Alberto Montresor 18:54

Voi - con voi intendo i non informatici -, state mettendo in mano degli informatici un potere enorme e non vi rendete conto che noi non ci rendiamo conto di niente. Cioè nel senso, molti di noi amano il problema e la soluzione del problema, non pensano quasi mai a qual è l'implicazione sociale della soluzione del problema.


Andrea Brunello - 19:19

Ma questo è un problema trasversale a moltissimi campi della Scienza, dove si deve bilanciare l'aspetto morale e Civile con quello della scoperta scientifica e della conoscenza; e qui si apre un discorso estremamente complesso, perché effettivamente la conoscenza può darci la chiave per modificare in meglio - a volte in molto meglio - la nostra vita, ma

anche per rovinarla. Pensiamo per esempio la genetica o la ricerca chimica o all'informatica no? Con i suoi complicatissimi algoritmi con cui abbiamo a che fare tutti i giorni.


Alberto Montresor - 19:55

Ci sono algoritmi bellissimi che permettono di far parlare Obama o Tom Cruise cose questo genere e la matematica che ci sta dietro l'informatica che ci sta dietro è estremamente affascinante e si crea una sorta di gara fra questi ricercatori a chi crea l'oggetto artificiale più bello più realistico così via misurato per esempio sulla capacità di ingannare le persone perché in qualche modo devi stabilire. Qual è la tua metrica se l'obiettivo è creare un video realistico la persona e le persone non devono essere in grado di capire se non è realistico oppure no. E quindi da un certo punto di vista dice sì ma questa cosa potrebbe essere usata per passare un certo tipo di disinformazione.


Andrea Brunello - 20:41

Qui stiamo guardando negli occhi il mostro che potrebbe devastarci tutti perché il vero problema della nostra società è che facciamo fatica a fidarci, che siamo sommersi da teorie cospirazioniste; c'è un enorme scetticismo verso le autorità, anche verso la scienza. Ma cosa succederà quando veramente non potremo più credere a niente di tutto quello che vediamo o che sentiamo perché tutto sarà manipolabile? Su quale realtà potremmo fare affidamento?

Alberto Montresor - 21:11

Non sono gli economisti che decidono le regole del gioco. Adesso non sono neanche più i giuristi nel senso i governi, i parlamenti che spesso e volentieri sono fatti da da giuristi che decidono veramente le regole del gioco. Spesso e volentieri le regole del gioco sono decise da un algoritmo che ritiene di sapere che tu sei interessato a una certa cosa oppure no. E questo algoritmo è stato scritto da un informatico che spesso e volentieri aveva l'idea di ottimizzare una metrica, un obiettivo specifico che è la tua soddisfazione rispetto ai tuoi requisiti di ricerca. Però questo ha degli effetti indesiderati: tu vivi magari all'interno di una bolla in cui riesci a ottenere esattamente quelli che sono i tuoi risultati di una ricerca intendo ricerca di Google e sei felice perché poi i tuoi amici hanno le tue stesse idee politiche da un certo punto di vista e quando cerchi qualcosa trovi un articolo che conferma le tue idee. Ma proprio perché c'è questa iper ottimizzazione rispetto a questi obiettivi poi non ti trovi esposto ad altre idee, ad altre mentalità eccetera. Poi arrivi al giorno delle elezioni e ti rendi conto che magari la tua parte politica ha perso e non sai perché. Perché tutti quelli che conosci sono della tua parte politica sostanzialmente.


Andrea Brunello - 22:29

Quindi siamo ingannati da questi algoritmi, perché ormai ci basiamo solo su informazioni che troviamo in rete, su quello che leggiamo online, nei social network, sulle chat - a cui siamo così affezionati -.L'immagine del mondo mi viene fornita da algoritmi che decidono che a me per esempio piace il rosa; allora tutto quello che mi arriva è rosa e credo che il rosa sia il colore che tutti amano. Poi invece scopro che la maggioranza ama il giallo e allora mi [inc***o] perché mi sento preso in giro oppure non ci credo o penso che ci sia una cospirazione contro di me e questo è un incubo è una complessità che nessuno si sarebbe immaginato quando negli anni ‘80 si cominciava a programmare il Commodore 64.


Alberto Montresor - 23:49

Da un certo punto di vista, secondo me, una parte fondamentale del mio ruolo è diffondere diciamo la coscienza del fatto che tutte le volte che consumi un prodotto informatico devi essere ben consapevole di quali sono le regole che stanno dietro.


Andrea Brunello - 24:10

Sì certo, d'accordo: “il potere socialista degli informatici”.


Alberto Montresor - 24:14 

Io lavoro in università e sono molto fiero di lavorare in università e in questa università. Questo forse è anche un dettaglio.


Andrea Brunello - 24:22

Ma effettivamente l'università è un bel luogo: “il potere socialista dei professori universitari informatici”.


Alberto Montresor - 24:30

Quando sei in università entri in contatto con un mondo, quello della ricerca, che ti apre la mente; al non solo applicare quello che è già stato studiato, ma a porti delle domande e a trovare delle risposte.


Andrea Brunello - 24:47

Beh questo è il motivo per cui la società paga i ricercatori: per fare ricerca ma non solo, anche per educare. Per formare i giovani e prepararli al lavoro e alle tante sfide della vita. 


Alberto Montresor - 25:01

Mi fa arrabbiare quando un docente universitario pensa che l'attività di ricerca sia l'unica cosa fondamentale e si dimentica dei suoi studenti


Andrea Brunello - 25:10

Eh sì, qualcuno di questi docenti c'è purtroppo.


Alberto Montresor - 25:15

una delle cose che faccio era questo, diciamo, ciclo di seminari; questo seminario che faccio nelle scuole di Trento in cui vado a parlare del potere sociale degli algoritmi.


Andrea Brunello - 25:26

Il potere sociale degli algoritmi. Gli algoritmi che hanno potere sociale: è vero, è vero sì perché per sperare di uscire da questa complessità dobbiamo partire dai più giovani, dagli studenti.


Alberto Montresor - 25:56

Io passo molto tempo con gli studenti, spesso e volentieri. Ci sono fuori dal mio dipartimento dei tavoli dove gli studenti possono stare e così via; poter passare di lì e fare quattro chiacchiere; è quella parte fondamentale perché quando fai lezione c'è comunque una cattedra in mezzo fra te e loro, ok? C'è una separazione che è proprio fisica fra te e loro e questo si impone anche nel nella relazione. Hanno paura di far domande, hanno paura di interagire eccetera perché c'è un professore dall'altra parte. Ma se tu hai modo di incontrarli, a un evento oppure fuori ai tavoli dove studiano, e cose di questo genere, allora scopri che forse hanno bisogno di qualcosa di più delle lezioni; hanno bisogno di un contatto umano hanno bisogno di sapere anche quello che pensi, quello che vorresti fare, quello che stai cercando e scopri poi delle relazioni che non sono fra aree di ricerca o cose di questo genere, ma sono umane.


Andrea Brunello - 27:11

I giovani si trovano davanti un mondo che è veramente complesso; altro che il Topolino della storia di Sissa con un granello di riso, poi 2 poi 4 e così via. Questo è un mondo iperconnesso, iperdigitale, iperaggressivo che però ci arriva soprattutto attraverso le lenti deformanti degli algoritmi. Forse siamo noi l'imperatore della storia di Sissa.


Alberto Montresor - 27:45

Io vedo tantissimo potenziale in questi ragazzi ma quello che molti colleghi non fanno è fermarsi ai tavoli e fare quattro chiacchiere. Adesso secondo me quello è una cosa che gioverebbe a tutti: sia ai ragazzi che si rendono conto meglio di quello che succede sia a noi che ci rendiamo conto di quelli che sono i problemi dei ragazzi.


Andrea Brunello - 28:14

Il problema della consapevolezza e della curiosità: bisogna imparare ad essere curiosi e questa curiosità deve passare agli studenti. Ecco perché è fondamentale uscire dalle aule e sedersi ai tavoli con gli studenti perché altrimenti l'amore per la curiosità non arriva, non passa. Tanti non si rendono conto che questa cosa della curiosità è profondamente legata alla libertà: solo i curiosi amano veramente la libertà perché vedono un mondo diverso, vogliono andarlo a scoprire, vogliono andarselo a prendere e se non possono andarselo a prendere - se non hanno la libertà - allora soffrono. Se noi ci poniamo domande, spesso troviamo soluzioni che ci aprono orizzonti nuovi e bisogna offrire agli studenti l'opportunità di montare sulle spalle di giganti e di guardare lontano.


Alberto Montresor - 29:08

L’università non è fatta solo di grandi nomi di persone che in qualche modo cambiano il proprio campo ogni benedetto giorno oppure vincono un Nobel oppure fanno cose meravigliose che tutti riconoscono come tali. L'università è fatta anche da tanti più che artisti della ricerca artigiani della ricerca; non c'è nulla di male a essere un artigiano della ricerca Fai cose meravigliose e in qualche modo contribuisci a quello che è il progresso globale perché poi quelli magari non salgono sulle spalle dei giganti perché io non sono un gigante però una mano sulla mia spalla magari ce l'hanno messa Insomma da un certo punto di vista.


Andrea Brunello - 29:49

Bisogna guardare avanti, avere degli obiettivi avere un piano.


Alberto Montresor - 29:54

E penso che sia una componente fondamentale in questo lavoro a volte non ho un piano.


Andrea Brunello - 20:01

Ma come? Ma non ci posso credere! Un professore universitario? Uno che siede in Senato accademico, un informatico che che non ha obiettivi, che non ha che non ha un piano? Troppo simpatico.


Alberto Montresor - 30:13

No ma veramente, cioè nel senso se tu mi dici adesso: “Quali sono i tuoi obiettivi nei prossimi anni?”, certo se vuoi ti dico quelli che sono i miei obiettivi, ma cambieranno.


Andrea Brunello - 30:45

Insomma, riassumendo: un informatico, che studia la complessità e la bellezza computazionale della natura, che ha a cuore la crescita umana e professionale dei suoi studenti, che fa una vita da sogno e? 


Alberto Montresor - 31:01 

Io ho la libertà ogni giorno di decidere quelli che sono i miei obiettivi ed è un privilegio.


Andrea Brunello - 31:09

Ho capito. Va bene, va bene. Allora visto che stiamo parlando di cose complicate. Mi pare di capire che posso chiedere anche qual è il senso della vita?


Alberto Montresor - 31:26

Oddio, adesso questo va bene, è una cosa un po', non so che cavolo risponderti, stai un po' esagerando eh. 


Andrea Brunello - 31:30

Io sto esagerando? Mi hai fatto venire l'ansia da algoritmi! Dovunque mi giri ho paura che qualcuno mi stia spiando. Adesso devo andare a cancellare tutta la mia storia su internet navigare soltanto in incognito. Io sto esagerando? Mah. Ma tu chi sei? 


Alberto Montresor - 31:50

Mi presento, sono Alberto Montresor. Lavoro all'Università di Trento al Dipartimento di Ingegneria e scienze delle informazioni.


Andrea Brunello - 32:00

Non dimenticare di dire che sei un professore, un professorone di un metro e novanta.


Alberto Montresor 32:05

Non mi piace la parola professore.


Andrea Brunello - 32:08

E certo che sei un tipo complesso eh, mi sembrava una cosa così semplice, vabbè amen. Ne parleremo un'altra volta, per ora ho cose più urgenti da fare; vado a cancellare i cookies, le tracce della mia navigazione online di ieri sera perché non si sa mai. Per il resto ci penserò.


Andrea Brunello - 32:59

Eh già, tutte le cose hanno un termine e anche questa puntata è finita. Hai ascoltato Riflessi di scienza con me, Andrea Brunello. L'ospite di oggi che ringraziamo per la sua generosissima disponibilità è stato Alberto Montresor.

Riflessi di scienza è una produzione dell'Università di Trento in collaborazione con Arditodesìo. Le musiche sono composte ed eseguite da Stefano Oss. Ciao ciao.


Uni Trento

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